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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-02-06

Di Pietro al Pd:uniti contro il premier

L'ex pm: "Sì alla fusione con i democratici ma non subito".

Casini a Bersani: Idv ostacolo per ogni alleanza

A roma il congresso dell'italia dei valori. OVAZIONE PER DE LUCA

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AVVENIRE

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2010-02-06

 

 

 

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2010-02-08

Cicchitto attacca Bersani: "Dall'abbraccio con Di Pietro, la linea del Pd"

Di Pietro presidente: "Pronti al governo"

L'ex pm: "Finora abbiamo fatto resistenza, ma oggi c'è la svolta. Siamo pronti a un nuovo governo del Paese"

Cicchitto attacca Bersani: "Dall'abbraccio con Di Pietro, la linea del Pd"

Di Pietro presidente: "Pronti al governo"

L'ex pm: "Finora abbiamo fatto resistenza, ma oggi c'è la svolta. Siamo pronti a un nuovo governo del Paese"

Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro

ROMA - Il congresso di Italia dei Valori, come largamente previsto, ha rieletto Antonio Di Pietro presidente del partito per acclamazione. All'indomani del forte intervento dal palco di Roma in cui ha chiesto una svolta che porti ad un avvicinamento con il Pd di Bersani con l'obiettivo di unire le forze per "buttare a mare il governo Berlusconi", l'ex pm ha ottenuto la fiducia del popolo Idv. "Siamo pronti a un altro governo per il Paese. Abbiamo fatto resistenza, resistenza, resistenza, che ci voleva a un regime piduista ma ora siamo alla svolta. Siamo pronti al governo" ha detto Di Pietro, rivendicando l'alternativa come strada per Idv.

"REMARE FINO AL 2013" - La prospettiva politica alla quale pensa Antonio Di Pietro per il suo partito è quella delle prossime politiche: "Mi auguro che ci siano il più presto possibile ma ho il senso della realtà e so che una formazione la cui dirigenza si è messa a far politica per motivi personali o addirittura giudiziari" non mollerà e dunque l'Idv dell'alternativa "è una nave che dovrà andare in porto nel 2013, magari fosse prima ma non dipende da me e quindi mi devo attrezzare per mettere nella stiva risorse a sufficienza fino ad allora, devo tenere conto che devo remare fino al 2013" è la convinzione dell'ex pm.

"DECIDIAMO I COMPAGNI DI VIAGGIO" - "Abbiamo un programma. Abbiamo stabilito un recinto entro cui vogliamo operare e una coalizione con cui vogliamo realizzare questo programma. Oggi stabiliamo anche chi sono i nostri compagni di viaggio. Un grande gesto di umiltà. Sappiamo che da soli non bastiamo" ha aggiunto l'ex pm dal palco del congresso dell'Idv dopo la sua conferma alla presidenza del partito. "Quindi ribadiamo la nostra ferma opposizione - ha chiarito - non solo nelle istituzioni ma anche nella piazze del Paese contro questo governo perché vogliamo parlare al Paese sul lavoro, sulla giustizia, sulle partite iva e dire quante prese in giro vengono fatte".

CASO DE LUCA - L'ex pm, acclamato presidente dal suo partito, è anche tornato sul caso De Luca. Dobbiamo "rispetto" ha detto "ad un sindaco che abbiamo chiamato a giustificarsi e non ha fatto come altri ma è venuto qui a sottoporsi a un esame e a prendersi un impegno formale davanti a milioni di persone" ha detto il leader Idv tornando sull'intervento di sabato di Vincenzo De Luca, candidato del Pd alle regionali in Campania al quale l'Italia dei Valori darà il proprio sostegno. "De Luca si è impegnato - ha spiegato Di Pietro - a dimettersi se giudicato colpevole, a fare piazza pulita della Campania delle clientele, e al rispetto di chi lo sta sottoponendo a giudizio. Può capitare a tutti di essere accusati ma chi non ha nulla da temere corre dal giudice e si fa giudicare".

"BERLUSCONI è UN BLUFF" - Da Di Pietro un affondo su Silvio Berlusconi. "È l’equivalente di Vanna Marchi in politica" ha detto l'ex pm, nel suo intervento conclusivo al congresso nazionale dell’Italia dei Valori. "Se esistono i maghi vuol dire che qualcuno ci crede. Se c’è un Wanna Marchi della politica bisogna convincere gli elettori che questo sistema di governo è un bluff".

BARBATO -La rielezione, scontata fin dall’inizio del congresso, è stata contesa simbolicamente solo dal deputato campano Francesco Barbato, candidatosi a rappresentare i malumori di una parte della base del partito, che ha criticato la gestione "personalistica" e poco democratico del leader e fondatore. Ma Barbato, intervenuto domenica mattina prima di Di Pietro, ha annunciato il ritiro della sua candidatura rinnovando la fiducia a Di Pietro. "La mia candidatura alternativa a quella di Di Pietro dimostra per me che la mia missione è compiuta. Questo è un partito autenticamente democratico" ha detto Barbato. Il suo intervento dal palco è stato letteralmente urlato, il viso paonazzo e madido di sudore. Colpo di scena, l'antagonista ufficiale di Di Pietro si è chiamato fuori, ma non senza una rude affermazione di indipendenza. "Ho rinunciato alla candidatura a presidente di Italia dei valori - ha gridato il deputato Idv - e però io voglio riconoscermi nello stile di Di Pietro ma farlo da uomo libero perché - e qui il tono della voce si è alzato ancora di più - io non lecco il c... a Di Pietro".

PD-IDV, MAGGIORANZA ALL'ATTACCO - Intanto è polemica sulla riavvicinamento tra l'Idv e il Partito democratico. "Ci sembra evidente che il congresso del Pd nei suoi contenuti politici, e non nello scontro sugli organigrammi, sia stato pressoché azzerato. Vedendo l’abbraccio di Pier Lugi Bersani con Di Pietro ci appare chiaramente quale sia la linea del Pd" ha dichiarato Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.

Redazione online

07 febbraio 2010(ultima modifica: 08 febbraio 2010)

 

 

 

2010-02-06

a roma il congresso dell'italia dei valori. OVAZIONE PER DE LUCA

Di Pietro al Pd:uniti contro il premier

L'ex pm: "Sì alla fusione con i democratici ma non subito". Casini a Bersani: Idv ostacolo per ogni alleanza

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Antonio Di Pietro e Massimo Donadi al congresso Idv a Roma (Fotogramma)

Antonio Di Pietro e Massimo Donadi al congresso Idv a Roma (Fotogramma)

ROMA - "Io voglio sconfiggere la politica di Berlusconi. La sua persona l'affido ai magistrati". Va all'attacco il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro, intervenendo al primo congresso del suo partito, trasmesso in diretta sul sito dell'ex pm. E aggiunge: "Non voglio invecchiare facendo opposizione a Berlusconi aspettando che vada in pensione. Abbiamo dimostrato che sappiamo fare opposizione ma, come dice il mio amico Bersani, di opposizione si muore. È il momento dell'alternativa".

"FUSIONE CON IL PD? NON SUBITO" - La platea Idv ha accolto con un applauso l’arrivo di Pier Luigi Bersani. Quando sono state salutate dal podio le delegazioni dei partiti presenti, applausi anche per Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra ecologia e libertà. Subito dopo, applauditissimo, ha preso la parola l'ex pm per la relazione congressuale. "La fusione con il Pd non è una prospettiva immediata", ha detto Di Pietro. "Certo, se qualcuno mi chiede di andare in Paradiso ci voglio andare, ma al momento siamo in Purgatorio e lavoriamo per una grossa Idv". Proprio un abbraccio con il leader dei democratici sul palco del congresso, a beneficio di delegati e media, con i flash che scattano a raffica, ha concluso l'intervento del leader dell'Italia dei Valori Di Pietro. Bersani ha commentato con favore l'intervento di Di Pietro: "Bisogna poco a poco costruire l'alternativa e bisogna che ognuno se ne carichi la responsabilità". E "su questo", ha aggiunto il leader del Pd, "Di Pietro oggi ha detto parole molto chiare". "Da quando sono segretario - ha detto anche Bersani - ho detto una parola: alternativa, alternativa di governo, diamo un'altra possibilità agli italiani. L'alternativa è una parola che contiene la parola opposizione, la parola opposizione non contiene di per sé l'alternativa". "Quindi è più importante dire alternativa - ha aggiunto il leader del Pd. Ovviamente mi fa molto piacere che l'Italia dei valori abbia fatto un passo netto in questa direzione".

"L'IDV? È UN OSTACOLO" - D'altra parte, Il leader Udc Pier Ferdinando Casini, da Bari, si è detto "molto preoccupato per il Pd" alla luce della ritrovata armonia tra Partito democratico e Italia dei Valori. "Un partito come l’Italia dei Valori - ha poi chiarito il leader centrista - che non riconosce l’aggressione a Berlusconi è un ostacolo per ogni alleanza di governo". "È un partito di rissa - ha aggiunto Casini - neanche di piazza. Non è un partito serio quello che dà voce a Genchi (che su Tartaglia ha rilanciato la tesi del complotto, ndr) per dire che l’aggressione a Berlusconi non è vera. Siamo sulla Luna".

MANI PULITE - Al congresso Di Pietro ha preso la parola con sullo sfondo la colonna sonora de "I cento passi". La platea dei delegati con le mani in alto "per mostrare a tutti che sono pulite". Altrettanto evocativa la prima fase dell'ex pm: "Dai, dai, al lavoro che c'abbiamo da fare. Dobbiamo ripulire la piazza per fare il bene della democrazia". "Stando all'opposizione è facile avere le mani pulite, ma noi qui dobbiamo giurare che a chi di noi sta nelle istituzioni gliele taglieremo le mani se le sporca, perché se lo fa lui lo fa a tutti noi", ha esortato Di Pietro. E a proposito di un suo successore alla guida del partito: "Ho letto sui giornali che dovrei temere conquiste,. Ma che cosa può volere di più un fondatore di un partito se non vederlo camminare con le sue gambe? È come un padre che vede il figlio diventare maggiorenne. Dopo il 2013 mi chiamate come socio onorario. Il mio obiettivo è quello di passare la mano, ma solo dopo aver portato la nave in porto, vale a dire dopo aver liberato il Paese da questo governo".

LE FOTO DELLA POLEMICA - In un passaggio del suo intervento, Di Pietro ha affrontato la questione che lo riguarda in prima persona, con le foto apparse in questi giorni sui giornali di assegni e cene in una caserma dei carabinieri. Di Pietro ha ricordato gli anni di Tangentopoli, quando era Pm, e si è scagliato contro i commentatori: "Sono alla frutta: fino a ieri hanno detto che ho aiutato i comunisti. Ma allora sono del Kgb, non della Cia". Insomma, "l'unico che ho favorito è proprio lui", riferendosi al premier Silvio Berlusconi, perché oggi "dalla tangente siamo finiti all'ingegneria della tangente", cioè quello che prima era considerato un reato oggi non lo è più. Quanto all'assegno che appare su alcuni quotidiani, Di Pietro dice di "non averlo mai ricevuto, mai visto, mai incassato". Poi torna sulle foto della cena e ribadisce di "non saperne nulla circa l'esistenza". E scherza: "Sono belle, sono orgoglioso di essere stato lì, se qualcuno le ha per favore me le dia che le voglio conservare".

CONDOMINI, COMUNISTI E DIARREA - In un discorso pieno come di consueto di citazioni immaginifiche, Antonio Di Pietro ha invitato la platea congressuale a non scegliere l'isolamento, perché, avverte, "da soli non si fanno figli": "Non vogliamo fregare il vicino di casa ma fare sì che gli elettori capiscano che il nostro condominio è meglio dell'altro". Il leader Idv si prefigge l'obiettivo di "buttare a mare il governo Berlusconi" e sottolinea: "Abbiamo il dovere di trovare un punto d'incontro, tra il nostro programma e quello degli altri". "Non ci collochiamo né a destra né a sinistra, vogliamo superare la barriere ideologiche", ha aggiunto. E a chi teme scivolate a sinistra ha risposto con un'altra metafora: "E se sono comunisti perché si preoccupano degli ultimi, allora anche Gesù era comunista. Allora anche il Papa è comunista...". E ancora: "In Campania e questo vale per tutte le altre regioni, se l'Idv va da sola fa una bella figura ma consegna tutte le 13 regioni a Berlusconi, questa è la verità. Se vuoi essere forza del 2% che urla nelle piazze va bene come stiamo - continua- ma il nostro zoccolo duro è transitorio, se accettiamo solo il voto di pancia allora dipenderemo solo dal mal di pancia di quel momento, e adesso c'è tanto, c'è una diarrea in giro che Dio la manda, ma dobbiamo invece cercare un voto di fiducia su quello che vogliamo fare". Questo ci vuole se "vuoi essere una forza di governo".

DE LUCA: "SONO UN ALTRO SUD" - Di Pietro ha invitato a parlare al congresso il sindaco di Salerno e candidato del Pd alla presidenza della Regione Campania, Vincenzo De Luca. "Sono stanco del Sud con l'etichetta del malaffare. Io sono un altro Sud. Accetto questo codice etico e vorrei che arrivasse al Paese l'immagine di un altro Mezzogiorno", ha esordito De Luca, difendendo la propria azione di amministratore locale e dichiarando senza mezzi termini che "chi sbaglia paga" e che "ci si difende nei processi, non dai processi". Una rivendicazione di trasparenza che ha strappato una standing ovation alla platea e che ha manifestato l'accettazione proprio dei paletti posti da Di Pietro per il sostegno alla candidatura De Luca. De Luca si è detto "pronto a sottoscrivere un codice etico". Anzi, ha aggiunto, "dico, e mi rivolgo anche ad altri, che ci si deve impegnare a rispettarlo". Poi De Luca è passato alla sua posizione personale: "La mia accusa per truffa e concussione è dovuta al fatto che ho chiesto la cassa integrazione straordinaria per 200 operai licenziati, ma sono orgoglioso. Io sto con la povera gente. C'è chi ha frequentazioni con i casalesi, i camorristi e gli estorsori. Io le ho con gli operai".

DE MAGISTRIS: NON ESPRIME DISCONTINUITÀ - L'ovazione a De Luca non ha smosso Luigi de Magistris, eurodeputato dell’Idv. "Di Pietro ha parlato da leader di partito, ha detto anche cose di buon senso, io non ho responsabilità di partito, sono coerente, non cambio idea", ha detto ai cronisti. "La coerenza - ha detto l’ex pm di Catanzaro - è un valore in politica, questo non vuol dire che non trovo ragioni nelle ragioni degli altri. Poi non ho capito che dobbiamo fare oggi pomeriggio, il processo a De Luca? Dovrei fargli le domande come un pm?". Per de Magistris "la candidatura di Callipo in Calabria è una candidatura di rottura con il sistema politico clientelare, De Luca invece è diverso da Bassolino ma non esprime discontinuità. Io personalmente sono più per la rottura con un sistema politico clientelare che ha distrutto anche il futuro dei cittadini della Campania". A chi gli chiede se presenterà una mozione per far votare il congresso contro la candidatura di De Luca, visto che Di Pietro ha chiesto che a decidere siano i delegati, de Magistris si sottrae: "Non so se si voterà, deciderà il congresso". Del resto, ricorda l’eurodeputato, "al partito non sono ancora iscritto, mi iscriverò".

DONADI: NON L'ABBIAMO SCELTO NOI - "De Luca non è il candidato scelto da Idv", è il secco commento del capogruppo Massimo Donadi. L'Idv, per Donadi, sosterrà la candidatura se accetterà le condizioni poste di trasparenza e legalità. "Non abbiamo apprezzato il modo in cui è stato indicato ma siamo disposti a sostenerlo se accetterà il percorso di responsabilità che Idv richiede", ha detto Donadi

Redazione online

06 febbraio 2010

 

 

 

al congresso dell'Idv a Roma

Genchi: "Una montatura l'aggressione al premier". Il Pdl: "Spione, vergogna"

L'ex consulente di De Magistris: "Berlusconi col fazzoletto di Silvan". Il capogruppo Donadi: "Fantascienza"

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Silvio Berlusconi si tampona il viso in piazza Duomo (Ansa)

Silvio Berlusconi si tampona il viso in piazza Duomo (Ansa)

MILANO - Nel lancio della statuetta del Duomo di Milano contro il premier Silvio Berlusconi il 13 dicembre 2009 "non c'è nulla di vero". Lo sostiene Gioacchino Genchi, consulente informatico per diverse procure, nel suo intervento al congresso dell'Idv a Roma. Secondo Genchi , dopo la perdita di popolarità per "l'outing della moglie di Berlusconi e il fuorionda" di Gianfranco Fini a Pescara, "provvidenziale è arrivata quella statuetta che miracolosamente ha salvato Berlusconi dalle dimissioni che sarebbero state imminenti". Genchi per sostenere la sua tesi cita la sua "esperienza in polizia" e i "video che tanti giovani propongono su Youtube per capire che nel lancio non c'è nulla di vero". L'ex consulente dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris punta il dito contro la scorta che "è come un anello o un preservativo che non può essere rotto", e contro lo stesso Berlusconi che "è uscito da quell'anello". E parla di una "pantomima coronata da quell'uscita di quel fazzoletto nero ed enorme che sembrava quello di Silvan, dal quale mancava solo che uscisse un coniglio" e ricorda anche la vicenda di diversi anni fa quando Berlusconi, all'epoca all'opposizione, mostrò "un cimicione enorme che ritrovò nel suo studio accusando le procure rosse e che era chiaramente falso". Genchi, nel suo intervento, ha difeso Di Pietro "dagli schizzi di fango che stanno arrivando": "Temo che sia solo l'inizio, perché Di Pietro proprio alcuni giorni fa con sofferenza ha deciso di non far mancare l'appoggio ad una alleanza di centrosinistra per un freno al governo Berlusconi".

LE REAZIONI - Immediata la reazione del Pdl. "Ma come si permette lo spione Genchi di pensare che l'aggressione a Berlusconi è stata una montatura?", protesta il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli. "E' una vergogna - lamenta ancora - che tale oscuro personaggio parli senza pensare minimamente alle sciocchezze che dice, si permette troppo e spesso di diffamare gratuitamente una carica istituzionale eletta democraticamente e a suon di milioni di voti dal popolo italiano. Di Pietro la smetta di caricare sul suo carrettino tali demagoghi che hanno un solo interesse, garantirsi una carriera in Parlamento infamando l'avversario e l'Italia". Gli fa eco l'eurodeputata Licia Ronzulli: "Visto che la sua "esperienza" in Polizia non ci sembra sia stata delle più cristalline, diffidiamo delle analisi sull'aggressione a Berlusconi dello spione telefonico Genchi, soprattutto quando sono fatte solo per fare piacere alle orecchie del suo nuovo capo Antonio Di Pietro. L'Italia non ha bisogno di un altro giustizialista del fine settimana che aspira alla carriera politica". Contro l’intervento di Genchi si scaglia anche il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi: "E' inaudito - protesta riferendosi all’Idv - che un partito che è stato al governo e vuol tornarci presta la tribuna per esporre una tesi così grottesca e offensiva dell'intelligenza degli italiani". E il portavoce del Pdl Daniele Capezzone commenta: "Sempre peggio. Da una parte, la vergogna di chi arriva a negare l'attentato contro Berlusconi; dall'altra, la reticenza e le mancate spiegazioni sulle storie opache che riguardano l`ex pm; e infine, il fatto che Di Pietro rivendica sempre più chiaramente la guida della sinistra, con il povero Bersani che subisce imbarazzato".

DONADI, IDV: "TEORIA SENZA FONDAMENTO" - "E’ grave che Genchi abbia fatto certe affermazioni al congresso di Idv, noi rinnoviamo la nostra ferma condanna del gesto di Tartaglia", è il commento di Massimo Donadi, il presidente dei deputati Idv. "Quello che è accaduto è chiaro e non crediamo che la magistratura debba aprire un’indagine su una teoria di complotto che non ha alcun fondamento - aggiunge il capogruppo -. Queste tesi fantascientifiche non appartengono alla cultura della giustizia e della legalità di Idv".

Redazione online

06 febbraio 2010

 

 

 

Il "Corriere della Sera" e il caso Di Pietro

Né burattini, né burattinai, solo informazione

Il "Corriere della Sera" e il caso Di Pietro

Né burattini, né burattinai, solo informazione

Finito il congresso dell’Idv l’onorevole Antonio Di Pietro si metterà "a fare quello che so meglio fare: capire chi c’è dietro ‘sto altarino". Questa "è una storia che dovrà finire con un provvedimento giudiziario", ha detto ai giornalisti. La storia è quella delle foto pubblicate dal Corriere della Sera che ritraggono nel 1992 l’allora pm di Mani Pulite a cena in una caserma dei carabinieri a Roma, accanto a Bruno Contrada, alto dirigente dei servizi da tempo chiacchierato e pochi giorni dopo finito in carcere per mafia.

Torniamo a ribadire, come già fatto dall’autore degli articoli Felice Cavallaro, che il Corriere ha pubblicato solo le anticipazioni delle bozze di un libro dell’avvocato Mario Di Domenico, ex stretto collaboratore dello stesso onorevole Di Pietro, cofondatore e segretario del partito ed estensore dello statuto. E che fin dal primo giorno il nostro giornale ha riportato la versione del leader dell’Idv, ancora più ampiamente pubblicata il giorno successivo. Nota la fonte e subito sentito Di Pietro, il Corriere si è limitato a riportare le due versioni: non ha ordito, né si è prestato a complotti, non ha fatto campagne, non è stato burattino o burattinaio di chicchessia. Ha fatto il suo mestiere come l’ha fatto sempre, quando ad esempio —per primo— ha pubblicato le notizie dell’inchiesta di Bari e le rivelazioni di Patrizia D’Addario, altro caso in cui si è letto un ipotetico complotto.

Piuttosto, riteniamo che l’onorevole Di Pietro, che della trasparenza ha fatto il perno della sua carriera di pm, possa cogliere questa occasione per far chiarezza, da politico, sui quesiti che da molti, non da oggi, gli vengono rivolti, a cominciare dalle ragioni dei suoi viaggi negli Stati Uniti. Non facendo parte di quanti hanno interesse a delegittimare l’attività politica dell’onorevole Di Pietro e ritenendoci tra quanti non rinnegano l’importanza di Mani Pulite— basterebbe rileggere il recente editoriale di Sergio Romano sulla vicenda di Bettino Craxi — ci sentiamo liberi di chiedergli risposte incontrovertibili ai dubbi legati anche al fatto che per lunghi anni le foto sono rimaste ben custodite e che di quella cena nulla abbia mai saputo neanche chi, in quei giorni, lavorava a stretto contatto di gomito con lo stesso Di Pietro. Fin d’ora, comunque, lo invitiamo, quando si sarà chiuso il congresso dell’Italia dei Valori— forza politica della quale, come testimoniano le nostre cronache, abbiamo il massimo rispetto —ad un franco confronto nella sede del nostro giornale

06 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-02-08

 

 

 

 

 

2010-02-06

Congresso Idv, l'ex pm: "Vogliamo buttare a mare Berlusconi, servono punti d'incontro"

Bossi attacca l'Udc: "Casini non conta nulla, la gente ride del suo partito"

Di Pietro stupisce: "La piazza non basta"

Bersani: "Bene, è il momento dell'alternativa"

Genchi: "Una montatura l'aggressione al premier". Poi la rettifica: "Mi riferivo a quanto accaduto dopo"

E il leader dell'Udc commenta: "Così si ostacolano le alleanze di governo. L'Italia dei valori non è seria"

Di Pietro stupisce: "La piazza non basta" Bersani: "Bene, è il momento dell'alternativa"

ROMA - Come colonna sonora 'I cento passi'. Come coreografia le mani in alto dei delegati "per mostrare a tutti che sono pulite". Al congresso dell'Idv arriva il giorno di Antonio Di Pietro. "Abbiamo da fare. Dobbiamo ripulire la piazza per fare il bene della democrazia" scandisce l'ex pm dal palco. Che annuncia la svolta dell'Idv: "Basta all'opposizione solo di pancia o di piazza. Se vuoi fare l'opposizione che urla solo nelle piazze va bene, c'è il nostro zoccolo duro che ci vota, che può essere il 2% o l'8%, dipende dal mal di pancia che c'è in quel momento". Ma non basta. "Come dice il mio amico Bersani (applaudito con Vendola al suo arrivo ndr) , di opposizione si muore. E' il momento dell'alternativa". Un'apertura che trova il plauso del Pd: "E' importante dire alternativa e mi fa piacere che l'Idv abbia fatto un ulteriore passo verso questa direzione" replica Bersani. Che, al termine, salirà sul palco per abbracciare Di Pietro. Innescando la reazione "preoccupata" dell'Udc e di Pier Ferdinando Casini.

L'ex pm guarda al futuro. Dicendo di voler sconfiggere la politica di Berlusconi, affidando "la sua persona ai magistrati". Opposizione dura ma non solo, continua l'ex pm "per buttare a mare il governo Berlusconi". E per farlo, scandisce Di Pietro "abbiamo il dovere di trovare un punto d'incontro, tra il nostro programma e quello degli altri". Alleanze, dunque, "senza barriere ideologiche". "Passare dalla fase dell'opposizione alla fase dell'alternativa, questo il nostro obiettivo per il futuro. Perché oggi? Perché oggi abbiamo la forza per farlo, riteniamo di essere in grado di costruire questa alternativa. Ma da soli non ce la possiamo fare, dobbiamo cercare un'alleanza per costruire un'alternativa, perché sennò restiamo a fare opposizione. E io non voglio restare a fare opposizione, perché si può finire a morire di opposizione'' annuncia Di Pietro. Poi tocca alla Regionali. In particolare la Campania. Dove pesa il "non voto De Luca" pronunciato dall'eurodeputato Luigi de Magistris: "Deve sapere che rischiamo di consegnare la Campania alla fogna della camorra, ai Casalesi".

 

Infine l'annuncio di voler restare nell'agone politico fino al 2013: "Il mio impegno è questo, poi farò il socio onorario, se sarà raggiunto l'obiettivo di ridare all'Italia un governo democratico. Passerò la mano, ma solo quando la nave dell'Idv sarà arrivata in porto"

Genchi: "Finta l'aggressione a Berlusconi". "Nel lancio della statuetta del duomo di Milano a Berlusconi non c'è nulla di vero". Gioacchino Genchi, consulente informatico per diverse procure, scalda la platea del congresso dell'Idv. Per sostenere la sua tesi cita "l'esperienza in polizia" e i "video che tanti giovani propongono su YouTube per capire che nel lancio non c'è nulla di vero". Parlando di una "pantomima coronata da quell'uscita di quel fazzoletto nero ed enorme che sembrava quello di Silvan dal quale mancava solo che uscisse un coniglio" e ricorda anche la vicenda di diversi anni fa quando Berlusconi, all'epoca all'opposizione, mostrò "un 'cimicione' enorme che ritrovò nel suo studio accusando le procure rosse e che era chiaramente falso". Affermazioni che scatenano l'ira del centrodestra. "Ma come si permette lo spione Genchi?" protesta il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli. "E' inaudito che l'Idv presti la tribuna per esporre una tesi così grottesca e offensiva dell'intelligenza degli italiani", insiste il ministro per l'Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi.

La rettifica. "E' evidente che il mio intervento di oggi è stato totalmente frainteso", puntualizza in una nota, Gioacchino Genchi. "Le mie parole, infatti, non facevano alcun riferimento alla dinamica dell'attentato e non intendevano affatto metterne in dubbio la veridicità. Mi riferivo, in realtà, a quanto accaduto immediatamente dopo - chiarisce il consulente informatico - ovvero, al fatto che la scorta del presidente del Consiglio non abbia provveduto con tempestività ed immediatezza ad allontanare il premier da quella situazione di grave pericolo".

La reazione di Casini. Il leader dell'Udc non gradisce l'idea di un'alleanza tra Pd e Idv. Tanto più alla luce dell'intervento di Genchi. "Un partito che non riconosce nemmeno l'aggressione a Berlusconi è un ostacolo per ogni alleanza di governo". Per Casini, l'Idv "è un partito di rissa, nemmeno di piazza.... Non è un partito serio un partito che dà voce a Genchi".

Bersani: "Pd più visibile". La campagna elettorale delle regionali deve essere l'occasione per rendere più evidente il profilo del Pd e dei suoi candidati. Bersani, all'assemblea degli Ecologisti democratici, sottolinea l'urgenza di marcare maggiormente il profilo del suo partito in vista del voto di marzo. "Dobbiamo fare un'operazione sui nostri candidati per renderli più identificabili - dice il segretario del Pd - abbiamo un passato di buona amministrazione da rivendicare, la Lega ha inventato solo le ronde, certo non possiamo restare sulle glorie antiche perciò dobbiamo dire chi siamo: noi siamo quelli del lavoro, del sociale e dell'ambiente, non è solo una questione comunicativa ma anche sostanziale".

Bossi contro l'Udc. "Casini non conta niente, questa è la verità". Umberto Bossi replica così al leader dell'Udc che ieri aveva affermato che in Lombardia si è cementificato un potere tra Comunione e liberazione e la Lega. "Tutti i giorni - prosegue il ministro - Casini se ne inventa una ma la gente se la ride dell'Udc. Il suo partito qui non ha spazio. Ne parleremo dopo le elezioni". Controreplica di Casini: "Bossi dice che non contiamo nulla, ma parla sempre di noi".

(06 febbraio 2010) Tutti gli articoli di Politica

 

 

 

L’ex piazza dell’ex pm

Sarà che nel suo stesso partito c’erano troppi mal di pancia. Sarà che il giustizialismo, quando ne fai uso, arriva sempre un momento in cui lo usano contro di te. Sarà che ci sono gli accordi da chiudere alle Regionali. Sarà che c’è tutta una strada da fare verso le politiche del 2013.

Però il Di Pietro sul palco del congresso Idv non è stato il Di Pietro di sempre.

"La piazza non basta, e non basta la pancia", ha detto ai dirigenti e militanti. "Non si può sempre pensare al proprio zoccolo duro", ha aggiunto. Ha addirittura prefigurato – si vedrà – l’addio alla guida di un partito di cui è sempre stato considerato padre-padrone.

Parlare di svolta è forse prematuro. In politica le svolte si annunciano dai palchi e poi si realizzano nel tempo. A Roma e sul territorio.

Ma il Di Pietro di oggi non è stato il Di Pietro di sempre.

Quello che dà spesso l’impressione di colpire alla cieca per mettere in cascina uno 0,1 per cento in più. Destinato a spegnersi con la fine, prima o poi, del berlusconismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-02-08

LA MOZIONE FINALE DEL CONGRESSO IDV

 

 

 

Di Pietro resta il padre padrone dell'Idv

8 febbraio 2010

Antonio Di Pietro al Congresso dell'Idv (Lapresse)

"Dai nostri archivi"

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

Di Pietro rieletto presidente Idv "Mandiamoli a casa e mi ritiro"

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

IL PUNTO / All'intesa obbligata con Di Pietro, il Pd si presenta molto debole

 

Nonostante Di Pietro sia stato confermato per acclamazione, tra lo sventolio di centinaia di sciarpe gialle, presidente e abbia garantito una svolta realista del partito ("Urlare in piazza non basta. Io non voglio morire a fare l'opposizione a Berlusconi o aspettare che vada in pensione, voglio politicamente sconfiggerlo"), resta sempre il padre padrone dell'Italia dei valori.

Indigesti alcuni punti del fronte alleanze. Se il congresso ha rappresentato l'inizio di un cammino verso un'intesa strategica con il Pd e una posizione più matura sul tema della legalità nella politica, non sono mancati gesti ritenuti scomodi. A partire dall'avallo dell'accordo con il Pd sulla candidatura di Vincenzo De Luca alla presidenza della Campania. Operazione altamente indigesta all'ala del partito capitanata dall'ex magistrato De Magistris per via del rinvio a giudizio che pende su De Luca. Operazione definita borderline dal capogruppo dell'Idv Massimo Donadi, "legata a circostanze irripetibili come la necessità di salvare la Campania dalla camorra". Sul fronte delle alleanze (sia nel "perimetro del centrosinistra", ha detto il leader dell'Italia dei valori, sia "nell'area moderata, cattolica, liberale e del non voto") non mancano, dunque, le spaccature. Per De Magistris non è questione di "steccati ideologici", ma di coerenza e "non si possono fare armate Brancaleone anche se lo scopo è quello di buttare giù Berlusconi". L'Udc di Cesa e Cuffaro, poi, a De Magistris non piace.Il partito. è scritto nella mozione Di Pietro, si impegna a non candidare persone nei confronti delle quali sia "iniziata l'azione penale per delitti di particolare gravità con la richiesta di rinvio a giudizio ovvero che si trovino in stato di latitanza o di esecuzione di pende detentive, o che siano stati condannati con sentenza definitiva". E Di Pietro ha comunque rispettato le regole.

I ribelli dell'Idv protestano contro il "feudo Di Pietro". Le acque del partito sono comunque agitate dai ribelli dell'Idv, il fronte di protesta animatore della mozione della base, contro "la gestione personalistica e patrimonialistica che ha fatto del partito di Di Pietro una sorta di feudo medievale". Fra le richieste del gruppo quella di agire sul fenomeno dei doppi incarichi, le assenze in aula, le incompatibilità e i conflitti di interesse. Ma anche per ridurre la discrezionalità nei provvedimenti sanzionatori "troppo spesso adottati per soffocare in origine qualsiasi dissenso interno". Si chiede di superare la fase del partito "di uno solo" (compresa la rimozione del nome "Lista Di Pietro" dal simbolo) e adottare una struttura federale basata sui circoli con lo scopo di eliminare la discrepanza fra locale e nazionale.

Il dissenso corre sulla rete. Il fronte del dissenso si registra anche in rete nei messaggi su Facebook e Twitter postati senza filtri sul sito dell'Italia dei valori. Un commento negativo per tutti: "De Luca raccoglie la standing ovation dei delegati e incassa l'appoggio di Tonino, che fino a lunedì lo aveva invitato ad impiegare il suo tempo a difendersi nei processi. Personalismo, inconsistenti alternative all'ex pm, scarse garanzie di democrazia interna: l'Idv decide di non cambiare". Commento che compare accanto alla stragrande maggioranza di messaggi di plauso al congresso e al leader del partito. Nella pagina Facebook del leader dell'Idv sono poco meno di 200 i commenti critici. "Meglio soli che male accompagnati", consiglia Marco Pomponi. "Meglio perdere e rimanere onesti", scrive Luca Losavio. C'è chi ipotizza la strada della scissione e invoca De Magistris come salvatore del partito. In Campania molti annunciano che non voteranno per il candidato indicato da Di Pietro.

Si deve lavorare sulle pari opportunità. Molta la strada da fare anche sul fronte delle pari opportunità nel partito: parità garantita dalla mozione Di Pietro, che si scontra con la realtà di un partito altamente maschile, definito "ad alto tasso di testosterone".

Il ritorno alla masseria è lontano. "Aiutatemi a portare questa barca alla riva, dopo di che non vedo l'ora di tornare alla mia masseria". Antonio Di Pietro ha chiuso così l'intervento al congresso nazionale Idv con l'augurio di poter abbandonare la politica dopo aver battuto il governo di Silvio Berlusconi, definito "l'equivalente della Vanna Marchi della politica". Ma il ritorno alla masseria sembra lontano. (N.Co.)

DOCUMENTO / La mozione finale del congersso Idv

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

De Magistris: "Sto con Di Pietro"

IL PUNTO/ Tutti i nodi che Di Pietro e l'Idv devono sciogliere (di Stefano Folli)

 

 

 

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

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6 febbraio 2010

Il leader del Pd Bersani e quello dell'Idv Di Pietro (Ansa)

"Dai nostri archivi"

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

Di Pietro rieletto presidente Idv "Mandiamoli a casa e mi ritiro"

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

Berlusconi e il Pd, botta e risposta sulle tasse

Casini boicotta il congresso Idv, Bersani in prima fila

Nel primo congresso della storia dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro abbandona la linea movimentista, pronto a far diventare il suo un partito di alternativa di governo. E per farlo non ha timori di dire basta all'opposizione "solo di pancia o di piazza". È un pasto indigesto per lo zoccolo duro che lo vota e Di Pietro lo sa, ma l'urgenza dell'ex pm è tirarsi fuori dalla politica gridata interpretata in questi anni. Mettere il patrimonio dell'Italia dei Valori al servizio di un'alternativa di governo non è un passaggio semplice, ma "non possiamo rimanere settari", avverte. L'Idv non può più essere l'opposizione che era nel 2001, dice Di Pietro, perché se per fare opposizione basta la rete, per essere alternativi al centrodestra ci vuole un partito. Perciò l'obiettivo "non è fregare il vicino di casa, l'importante è che il condominio abbia la maggioranza".

È quello su cui contava Pier Luigi Bersani, che subito dopo l'intervento di Di Pietro sale sul palco per un lungo abbraccio. Nemmeno il Pd può prescindere dall'allenza con l'Idv.

"È importante dire alternativa" piuttosto che opposizione e "mi fa piacere che l'Idv abbia fatto un ulteriore passo verso questa direzione", dice il segretario Pd. "Ne ricavo - aggiunge - un incoraggiamento a continuare la strategia di accorciamento delle distanze nell'opposizione. Voglio lavorarci". Soddisfatto anche Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori democratici: "Fermo restando l'approccio diverso tra noi e il partito di Di Pietro su alcune questioni, registriamo che il lavoro di cui si sta rendendo protagonista Bersani per avvicinare tutte le forze dell'opposizione sta dando i primi risultati".

È impensierito per il Pd, invece Pier Ferdinando Casini: "Una mia valutazione sulla ritrovata armonia tra Idv e Pd? Preoccupata per il Pd, molto preoccupata" dice il leader Udc ai cronisti.

 

 

 

Congresso Idv, Di Pietro confermato presidente per acclamazione

Il Congresso di Italia dei Valori ha rieletto Antonio Di Pietro presidente del partito per acclamazione. La rielezione, scontata fin dall'inizio del congresso, è stata contesa simbolicamente solo dal deputato campano Francesco Barbato, candidatosi a rappresentare i malumori di una parte della base del partito, che ha criticato la gestione "personalistic" e poco democratico del leader e fondatore.

"Siamo pronti a un altro governo per il Paese. Abbiamo fatto resistenza, resistenza, resistenza, che ci voleva a un regime piduista ma ora siamo alla svolta. Siamo pronti al Governo", ha detto Di Pietro rivendicando l'alternativa come strada per Idv, prendendo la parola al congresso dopo la conferma a presidente del partito. "Aiutatemi a portare questa barca alla riva, dopo di che vi assicuro che anch'io non vedo l'ora di tornare un pò alla mia masseria". Con una nuova evocazione delle sue origini familiari, legate alla terra, ai contadini, Antonio Di Pietro lascia balenare un ritiro dalla scena politica. Ma solo quando, è altrettanto chiaro il concetto, "avremo mandato a casa questi qua" dice riferendosi al governo.

"Abbiamo un programma. Abbiamo stabilito un recinto entro cui vogliamo operare e una coalizione con cui vogliamo realizzare questo programma. Oggi stabiliamo anche chi sono i nostri compagni di viaggio. Un grande gesto di umiltà. Sappiamo che da soli non bastiamo". "Quindi ribadiamo la nostra ferma opposizIone - aggiunge - non solo nelle istituzioni ma anche nella piazze del Paese contro questo governo perchè vogliamo parlare al Paese sul lavoro, sulla giustizia, sulle partite iva e dire quante prese in giro vengono fatte".

Presente al congresso anche Guy Verhofstadt, presidente dell'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa gruppo del Parlamento europeo al quale è iscritto anche l'Idv: "L'Italia dei Valori è davvero l'alternativa per una nuova Italia" e "se l'attuale presidente del Consiglio avesse investito per l'Italia la stessa energia che ha speso per i suoi interesse personali, credo che l'Italia sarebbe oggi il Paese con maggior benessere e ricchezza al mondo", ha detto Verhofstadt intervenendo in italiano al primo congresso del partito di Di Pietro e infiammando i delegati. "Cosa sta succedendo oggi in Italia va contro ogni principio liberale - ha aggiunto aggiunge - il continuo discreditare la giustizia; l'impunità fiscale e criminale; le intimidazioni e il controllo

dell'informazione; gli attacchi da film di spionaggio. Questi sono sintomatici di un panorama politico malato".

"L'Italia dei valori - sottolinea - rappresenta la modernità, rappresenta la democrazia liberale, per scardinare la demagogia, i nuovi poteri mediatici, i cartelli oligarchici, gli attentati alla giustizia, per ristabilire la libertà, la legalità, il benessere, il buongoverno".

07 febbraio 2010

 

 

 

 

La svolta di Tonino: l'alternativa è con il Pd

di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore

Da pari a pari. Con il padrone di casa che ha adeguato modi, metodi e contenuti e si sente rispettato. E l’ospite che può concedersi la libertà di divertirsi senza timori quando il dipietrese irrompe dal microfono. Ora, "fusione" col Pd magari no, "quello era è un modo di dire, in fondo tutti sogniamo il paradiso" dice Di Pietro, però "costruire insieme un’alternativa di gente per bene per combattere la destra arrogante e razzista che spaccia per liberismo il più forte che mangia il più debole e la mazzetta al posto del merito, questo lo possiamo fare". Applausi da spellare le mani, gente in piedi, Di Pietro sul palco prende fiato, Bersani in prima fila lì sotto fa sì con la testa. Fusione no, un’utile alleanza, questo sì.

Il primo congresso dell’Italia dei valori, ex movimento ora diventato partito maggiorenne che punta a percentuali con due zeri, saluta un ex pm capopopolo e un leader più maturo, un ex popolo buono per le piazze ("ma le piazze si gonfiano e si sgonfiano a seconda dei mal di pancia e in giro c’è tanta diarrea politica") che ora si sente partito, senza complessi di inferiorità.

Il giorno del discorso di Antonio Di Pietro diventa in fretta quello dell’abbraccio appassionato e sincero con Pier Luigi Bersani sul palco, sotto gli occhi e gli applausi di tutti. Il segretario arriva accompagnato da Nicola Latorre, siede in prima fila accanto a Luigi De Magistris, Nichi Vendola, Rosa Villecco (Pd), Bruno Tabacci (Api), Paolo Ferrero (Rifondazione), Oliviero Diliberto e Manuela Palermi (Pdci), la verde Paola Balducci, quel pezzo intero di sinistra radicale spazzata via dal voto del 2008. Grandi applausi per Bersani. Ma è Vendola il più premiato dai 3.060 delegati che affollano la sala Michelangelo dell’hotel Marriott, i cori ritmano "Nichi-nichi", lui risponde con un cenno della mano. Al governatore piace essere riconosciuto "parte di questa alternativa".

Di Pietro parte da qui, dai suoi "personali complimenti a Vendola", per raccontare "l’emozione di vedere una prateria selvaggia (il suo movimento, diventato un prato fiorito". Un discorso di un’ora che ruota intorno ad alcune parole chiave. "Alternativa", prima di tutto perché da forza di opposizione ("la più forte" dice Di Pietro e Bersani inforca gli occhiali tra lo scettico e l’incredulo) dobbiamo "diventare alternativa di governo". "Alleanze", poi, perché "da soli non ce la facciamo e fare bella figura, come partito, senza però riuscire a battere il nemico è peggio che bere l’olio di ricino". C’è poco da fare, "qui bisogna misurare la gamba perché il passo dell’alternativa è troppo lungo per noi". E poi, per essere più chiari: "So bene che molti di voi dicono che non dobbiamo andare con nessuno, ma da soli non si fanno figli. E a forza di dire no-no-no si resta nubili o scapoli". Risate e applausi. Dall’angolo Bersani, soprattutto, che dell’alternativa ha fatto la parola d’ordine della sua segreteria.

Alleanze con quali alleati? Sono tutti in prima fila. Bersani, s’è già detto. E poi Vendola, ma anche Tabacci "che in questi anni mi ha insegnato tante cose". Vedi il destino com’è: vittima e carnefice - Tabacci è stato più volte inquisito durante Mani Pulite proprio da Di Pietro - anni dopo vanno oltre l’onore delle armi. Si offrono alleanze.

"Successione", un’altra delle parole chiave, declinata con "liberare il paese da Berlusconi". "Ogni giorno mi dicono che sarei geloso e preoccupato di una successione, magari di Luigi. Ma potrei essere geloso di un figlio che cresce e diventa maggiorenne? Qui non ci sono nè delfini nè delfinati, siamo una squadra". Detto questo, aggiunge, "porterò questa nave dell’Idv insieme ai comandanti delle navi della flotta del centrosinistra fino al 2013 per conquistare il governo. Dopo, quando avremo liberato il paese da Berlusconi, mi chiamate come socio onorario e farete da soli". Standing ovation.

Più appassionato che capopopolo, Di Pietro non sfugge il merito degli attacchi mossi da Corsera, Libero e Giornale. "La cena con Contrada? Ero in una caserma, con molte persone prima di Natale e non potevo certo chiedere agli invitati nome, cognome e fedina penale. Piuttosto: perché non l’ha fatto lui (Berlusconi,) con lo stalliere di Arcore (il mafioso Mangano che è stato a suo servizio,)?". Infine il partito, il programma, "che poi è su questo che si fanno le alleanze". Ed ecco che l’Idv non è più solo il partito della legalità ma "dell’ambiente, della ricerca e dell’università, il partito dei lavoratori". Un programma vero, 11 punti, 80 pagine, una carta d’identità completa, parole che l’assemblea voleva sentire.

Ecco l’Italia dei valori, "un bel quadro ma basta un graffio per rovinarlo". Finché si è all’opposizione "è facile restare con le mani pulite. Il problema, avverte Di Pietro, "è quando si è al governo". La promessa: "Dobbiamo qui giurare tutti insieme che tagliamo le mani a chi se le sporca e rovina il partito". Applausi. Bersani va via soddisfatto. Una svolta moderata. Le parole sono state quelle giuste. I toni anche. Poi si vedrà.

06 febbraio 2010

 

 

 

 

La tesi di Genchi: "Una farsa l'agguato a Berlusconi"

"La statuetta che ha colpito Silvio Berlusconi in piazza Duomo lo ha salvato dalle dimissioni": lo ha detto, in un applaudito intervento di fronte alla platea del congresso dell'Italia dei Valori in corso a Roma, Gioacchino Genchi, il poliziotto consulente delle procure coinvolto nelle polemiche legate alla inchiesta Why not che ha portato alle dimissioni dalla magistratura di Luigi de Magistris, eurodeputato dell'Idv. Secondo Genchi "qualcosa non poteva essere vero" nei fatti di piazza Duomo. Basandosi sulla sua esperienza di funzionario di polizia, ha spiegato che "ogni servizio d'ordine ha un anello come un preservativo a protezione delle personalità...in quel lancio non c’è nulla di vero". Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Idv, prende le distanze: "Grave che Genchi dica queste cose al nostro congresso...sono tesi di fantascienza". Scatenato il Pdl, in testa Capezzone e Gasparri, poi Rotondi della nuova Dc e anche Casini: "Se Idv dà voce a Genchi non è un partito serio".

06 febbraio 2010

 

 

De Luca piace a tutti, meno uno: De Magistris: racconta favole

di Natalia Lombardo tutti gli articoli dell'autore

Volete consegnare la campania ai Casalesi? Nooo! Vincenzo De Luca lo vogliamo? Siiiii! Con un colpo di teatro magistralmente messo in scena da Antonio Di Pietro, il congresso dell’Italia dei Valori "assolve" il sindaco di Salerno per acclamazione, dopo la sua arringa difensiva nella sala dell’Hotel Marriott. Così il leader Idv rafforza l’alleanza privilegiata col Pd nella regione e oltre, inaugura la democrazia nel partito in vago stile Barabba, e mette nell’angolo l’opposizione di Luigi De Magistris. L’altro ex pm, che sbotta: "E che hanno fatto, il processo breve? I processi si fanno in tribunale. Su De Luca non cambio idea, non lo voto".

A sorpresa, guardando in prima fila Bersani, Antonio Di Pietro annuncia: "Ho telefonato a De Luca e gli ho detto: visto che ti stiamo processando perché non vieni qui a fare delle dichiarazioni spontanee? Convincici. Ecco, alle tre e mezza viene qui". Il sindaco di Salerno accetta sicuro di averla vinta, grazie al terreno spianato dal leader Idv sulla necessità delle alleanze. Tonino ha telefonato a De Luca la notte prima, oggi il congresso avrebbe deciso se sostenerlo o no come candidato Pd in Campania. Il leader Idv inventa un altro paletto, un Grande Fratello regionale: piazzare "una webcam sulle riunioni della giunta". Vendola e Bersani annuiscono.

Con ironia o no, Tonino non perde il lessico da magistrato. Fa scoppiare a ridere il segretario Pd quando dice "in Calabria abbiamo questo supplemento d’indagine e Bersani è il procuratore aggiunto". Convincere Loiero a farsi da parte.

Così l’albergone romano si trasforma in un’aula di tribunale paesano. "Qualche domanda da fare a De Luca ce l’avrei", scherza De Magistris, "ma mica posso fare il pm qui". Volutamente non ascolta "l’imputato", esce sul piazzale gelido. Non ci sono mozioni alternative, si vota, non si vota? Non servirà, basta l’applausometro nell’happening Idv.

Enzo De Luca arriva alle tre e dieci. Entra in sala tra pochi applausi fiacchi, si siede in prima fila tra Zipponi e Formisano e attende tamburellando il suo turno. Quando sale sul palco conquista la platea dipietrista (i parlamentari campani in una riunione hanno dato il via libera). "È bene parlare alla luce del sole, guardandoci negli occhi", esordisce. Incassa un "bravo" quando esalta le battaglie per la trasparenza ma anche "il dovere civile di non calpestare gli esseri umani" se indagati. Piuttosto "ti può capitare sul territorio un mafioso senza avviso di garanzia che devi sbattere fuori subito".

È il rischio se non mi appoggerete, avverte De Luca. E da lì parte per l’autodifesa sulla vicenda del ‘98. Elenca i capi d’imputazione di cui è accusato, truffa e concussione per "avere difeso 200 operai", declama fra gli applausi, la variante urbanistica per opere di bene comune e così via. Guarda negli occhi la platea e dà la sua parola "che vale più della vita": si difenderà "nei processi" senza fuggirne e "chi è condannato mette la firma sotto le sue dimissioni e se ne vada a casa". I dipietristi si alzano in piedi, applaudono a mani alzate, conquistati da chi si presenta come "un altro Sud".

Nuovo anche rispetto a Bassolino, è fra le righe. De Luca insiste sul "rinnovamento" senza clientele "a destra e a sinistra", boccia una classe dirigente "chiusa nelle stanze e lontana dalla gente" o, peggio, zeppa di "burini arricchiti". E "tutti consulenti vadano a casa". L’accordo è coronato dall’abbraccio con Tonino, dal bacio con Orlando.

È andata, il congresso ha premiato la linea dell’asse col Pd cara al capogruppo Donadi. Nella hall un giovane urla: "Qui è come per Berlusconi, votato per acclamazione"; delegati campani contestano in minoranza, con loro De Magistris che rispetta la scelta di Di Pietro "come leader di partito" e farà campagna elettorale "solo per l’Idv". Si volta pagina sulla grana Calabria; Di Pietro nega scambi tra regioni: "È un patto tra gentiluomini, non un ricatto". Bersani lasciando il Marriott annuncia "primarie di coalizione", ma Callipo, sponsor l’Idv, le rifiuta.

06 febbraio 2010

 

 

 

 

 

2010-02-06

Di Pietro: "La piazza non basta, servono alleanze"

"Passare dalla fase dell'opposizione alla fase dell'alternativa, questo il nostro obiettivo per il futuro. Perché oggi? Perché oggi abbiamo la forza per farlo, riteniamo di essere in gradi di costruire questa alternativa. Ma da soli non ce la possiamo fare, dobbiamo cercare un'alleanza per costruire un'alternativa, perché se no restiamo a fare opposizione. E io non voglio restare a fare opposizione, perché si può finire a morire di opposizione". È con queste parole che il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, irrompendo nell'ampia sala dell'hotel Mariott dove è in corso il primo congresso nazionale dell'Idv, avvia il suo intervento, aggredendo i temi centrali sul tavolo politico. E spazza subito il campo da ogni equivoco: "Abbiamo bisogno di alleanze, perché da soli non si fa figli" chiarisce, ammonendo gli elettori che "se si dice no a qualche cosa o a qualcuno, bisogna anche dire sì a qualche altro programma o persona". E per quanto riguarda la competizione interna con De Magistris, "ma vi pare possibile che possa essere invidioso di una mia creatura, che un padre possa essere invidioso di un figlio? Non esiste da parte mia la voglia di mettermi in competizione, uno contro l'altro all'interno del partito. Noi siamo una squadra, in cui tutti vanno insieme verso un obiettivo".

L'obiettivo è scontato: battere Berlusconi, batterlo "politicamente", perché per quanto riguarda la "sua persona, l'affido alla magistratura". Ma questo è solo il primo passo, perché l'obiettivo politico dell'Idv è sconfiggere la politica della destra, "che ci fa schifo". Ed è per questo che "noi ci saremo anche dopo, ci saremo anche senza Berlusconi".

"Io mi assumo questa responsabilità - ha detto Di Pietro - in questa traversata del deserto siamo arrivati a una riva, che è però un punto intermedio. Abbiamo costruito la squadra, ci siamo dati un programma, abbiamo individuato un progetto, abbiamo detto a chiare lettere in quale famiglia politica europea ci riconosciamo: quella dei liberl democratici. Tutto questo significa che ci saremo anche senza Berlusconi, perché è la politica della destra che ci fa schifo. La politica xenofoba, fascista e razzista, perché la nostra concezione della politica è stare dalla parte delle fasce più deboli".

Raggiunto l'obiettivo della cacciata di Berlusconi, Di Pietro annuncia che passerà la mano. "Dopo il 2013 mi chiamate come socio onorario. Da qui al 2013 dovete provare a fare da soli. Il mio obiettivo è quello di passare la mano ma solo dopo aver portato la nave in porto, vale a dire dopo aver liberato il Paese da questo governo. Mi auguro - continua Di Pietro - che possa esserci una squadra che nel suo insieme possa camminare da sola". Al termine dell'intervento di Antonio Di Pietro a congresso dell'Idv, il segretario del Pd Pierluigi Bersani è salito sul palco per abbracciare l'ex pm.

06 febbraio 2010

 

 

 

Al via il congresso Idv. Di Pietro: sogno fusione col Pd. De Magistris: guardiamo a sinistra

Si è aperto oggi all'Hotel Marriott di Roma il primo congresso dell'Italia dei Valori. "Alle politiche puntiamo alle due cifre", ha detto Di Pietro. "Questo congresso segna la maturazione del nostro partito che diventa forza per l'alternativa di governo". E aggiunge: "Questo significa che chi si voleva liberare di noi, se lo può scordare. Italia dei valori non scomparirà". "L'Idv e il Pd stanno cercando di costruire un ponte per il governo dell'oggi e del domani- ha aggiunto-. La nostra è un'ipotesi strategica e dirò di più: il giorno in cui tra Idv e Pd si potesse arrivare ad una fusione sarà un giorno d'arrivo molto importante". "Mi chiedevate 'ma quando democratizzi il partito?'. E mò pigliatevelo", dice Di Pietro. "Siamo qui per festeggiare i nostri 18 anni, anche se in realtà siamo nati solo nel 2000, ma per noi questo congresso rappresenta il raggiungimento della maggiore età - aggiunge Di Pietro - Sono riuscito a fare quello che mi ero proposto, prendendo una prateria e trasformandola in un prato fiorito con persone della società civile che hanno fatto un percorso insieme dopo le macerie di 'Mani pulitè ". "Sono fiero - conclude - di aver fondato un partito e averlo portato alla maturità. Ora inizia una nuova fase che parte con paletti precisi come l'approvazione, se la mia mozione sarà approvata, di un programma politico preciso di 80 pagine e la definizione di un recinto delle alleanze in Europa con Ldr e Alde e in Italia nel centrosinistra. Mi auguro che questa mozione sia votata da tutti i 3600 delegati presenti".

Di Pietro ha proposto che sia l'assemblea congressuale in corso a roma a decidere se il partito debba appoggiare il candidato del Pd, De Luca, per le prossime elezioni regionali. Secondo di pietro le alternative sono tre: "Possiamo decidere di non presentarci, ma sarebbe folle per un partito che come noi è in campagna elettorale. Oppure possiamo presentare un'alternativa. a me piacerebbe che fosse De Magistris, ma lui non è disponibile perchè vuole tener fede all'impegno appena assunto nel parlamento europeo". Secondo Di Pietro c'è quindi una terza via che sarà discussa domani durante il congresso: "L'italia dei valori formula una gabbia di regole, una gabbia di vetro, con cui impegniamo De Luca su tre punti: il primo è che De Luca dovrà dimettersi in caso di condanna, il secondo è usare la 'ramazzà per tagliare la burocrazia regionale, il terzo è l'impegno ad affrontare le accuse nel processo rispettando la magistratura". La discussione sulla candidatura regionale sarà affrontata nel corso dell'assemblea di domani e dopodomani ma potrebbe concludersi anche senza un voto: "Voteremo solo se sarà necessario", ha concluso Di Pietro. E De magistris ha fatto subito sapere: "No, io De Luca non lo voterò". E Di Pietro alla platea dei delegati: "Ci vuole un'assunzione di responsabilità collettiva, e nel caso in cui decidiamo di andare da soli, bisogna trovare anche un candidato. non possiamo dire 'armiamoci e partitè. rifletteteci, perchè domani si decide". A chi gli chiede se lui voterebbe De Luca, il leader idv risponde: "Che c'entra, io voto a Montenero di Bisaccia, non a Napoli...".

Di Pietro ha detto che le accude che sta ricevendo in questi giorni (soprattutto dalCorriere) sono finalizzate a favorire una approvazione del Lodo Alfano costituzionale. "Il rinnovato asse Pd-Idv - ha affermato - renderà impossibile una maggioranza qualificata in Parlamento per il lodo Alfano costituzionalizzato. Servirà quindi un referendum confermativo, e l'unico modo per farlo passare è squalificare Mani pulite". Di Pietro ha detto che non ha ancora deciso se querelare il Corriere della sera che ha pubblicato la foto del 1992 che lo ritrae con il dirigente del Sismi Bruno Contrada, poi arrestato e condannato per mafia, "mi è già quasi passata, resta l'amarezza", ha spiegato, ma ha precisato che "finito il congresso, passate le regionali, mi metto a fare quello che so fare, devo scoprire chi ci sta dietro questo altarino". L'ex pm ha ricordato che già in passato, quando è stato indagato a Brescia, la vicenda si è conclusa con il suo proscioglimento e con l'indicazione del "mandanti" del caso sollevato su di lui. "Anche questa storia - ha detto - dovrà finire con un provvedimento giudiziario".

"Io lo dico subito: io approvo la mozione di Di Pietro", ha detto De Magistris all'inizio del suo intervento, che si è concluso con un lungo abbraccio tra i due ex pm. "È inutile cercare di creare finti dualismi. Sui contenuti non ho visto divergenze che possano

portare a cambiamenti di rotta", dice De Magistris. "Credo che lui debba essere alla guida di un grande percorso politico, per farlo bisogna passare da movimento politico a partito d'azione. Per farlo- ribadisce- occorre fare una squadra. è inutile pensare ai duelli". Tuttavia De Magistris non lesina stoccate al leader Idv a cominciare dal dato anagrafico: "Tra me e antonio ci sono venti anni di differenza. per mia fortuna e per tua sfortuna...".

"Con questa Udc al massimo si può fare un laboratorio dei cannoli ma non il laboratorio politico". attacca De Magistris. "Se non ci fosse stato Cuffaro l'Udc non sarebbe entrata in Parlamento". "Non reprimiamo il dissenso interno- dice- se c'è qualcuno che non è d'accordo bisogna capire, discutere. Non dobbiamo avere paura del nuovo che avanza anche nel nostro partito".

De Magistris apre a un movimento più largo che passi per il riconoscimento di idv "come partito della costituzione", un riferimento, dice, da inserire anche nel simbolo. "Dobbiamo essere un partito del lavoro e contro la xenofobia e il razzismo", sottolinea. "Non credo- aggiunge- che idv debba mirare a un posizionamento delle forze politiche al centro".

L'ex pm affronta poi il nodo del suo rapporto con la sinistra: "E' chiaro che io guardo più a sinistra- ammette- io vedo bene una idv che mentre dialoga con il Pd si pone come baricentro unitario, punto di riferimento essenziale dell'aggregazione delle altre forze del centrosinistra". "Non bisogna preoccuparsi di un eccessivo spostamento a sinistra- dice- non è vero, noi così cresceremo tantissimo". Quindi propone un patto con il popolo dei movimenti, del No B day: "Non dobbiamo avere paura, dobbiamo mettere insieme movimento, piazze, democrazia partecipativa e noi. Per farlo non dobbiamo pensare che la formazione politica avvenga solo con le tessere. Dobbiamo coniugare modalità tradizionali con un grande dibattito nel paese per la formazione di tanti tipi di classi dirigenti. C'è tanta gente nel paese che ci guarda con speranza- conclude tra gli applausi- non dobbiamo deluderli".

I capigruppo dell'Idv Donadi e Belisario nei loro interventi, hanno difeso Di Pietro. "Burattinai politici e del mondo economico finanziario - ha detto Donadi - manovrano nell'ombra per difendere quell'intreccio malato tra affari e politica che regge questo paese da cinquant'anni. E noi siamo un pericolo per questo sistema di potere. Perchè non facciamo sconti, perchè non siamo in vendita, perchè non siamo disponibili a sacrificare l'interesse collettivo all'interesse particolare di nessuno. A questi burattinai della disinformazione e del sospetto diciamo che hanno ragione. Hanno ragione ad avere timore di noi perchè sappiamo che loro sono il male di questo paese. Ma il male non trionferà - aggiunge - fino a quando gli uomini per bene continueranno a battersi, e noi non ci fermeremo mai, mai".

Polemico Casini: "Il congresso dell'Italia dei Valori si apre senza la nostra delegazione perchè con il moralismo di Di Pietro non vogliamo avere nulla a che fare". "Se parlasse di noi - ha aggiunto - sarei costretto a ricordargli i rapporti che da magistrato ha avuto con gli imputati", dice Casini a proposito delle foto pubblicate dal Corriere che ritraggono l'ex pm insieme a Bruno Contrada.

05 febbraio 2010

 

 

 

 

Le reazioni al discorso del leader Idv

È piaciuta a Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, la relazione di Antonio Di Pietro al congresso dell'Idv: "Bene - commenta in una nota - lo spirito unitario, e anche l'impianto di governo che implica le alleanze, ma la politica delle alleanze non può arrivare al punto di snaturare il centrosinistra, facendolo diventare come la destra. Per cui in Campania - prosegue il leader del Pdci - sono convinto che i comunisti e la sinistra non possano in alcun modo appoggiare la candidatura di De Luca".

"Sempre peggio. Da una parte, la vergogna di chi arriva a negare l'attentato contro Berlusconi; dall'altra, la reticenza e le mancate spiegazioni sulle storie opache che riguardano l'ex pm. Infine, il fatto che Di Pietro rivendica sempre più chiaramente la guida della sinistra, con il povero Bersani che subisce imbarazzato". Ad affermarlo è il portavoce nazionale del Pdl Daniele Capezzone.

"L'Italia è un Paese in cui il bipolarismo non funziona e determina un clima di favoritismo nei confronti di personaggi come Di Pietro e Bossi, che non meritano di essere favoriti". Lo ha detto a Bari Pier Ferdinando Casini in un incontro elettorale.

"Il discorso di Di Pietro può rappresentare una novità nella linea politica dell'Italia dei Valori". Lo ha detto Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori Pd a margine del congresso dell'Italia dei Valori. "Di Pietro si misura su come mettere il patrimonio di consensi dell'Italia dei Valori al servizio di una vera alternativa di governo al centrodestra. Fermo restando l'approccio diverso tra noi e il partito di Di Pietro su alcune questioni - ha aggiunto Latorre - registriamo che il lavoro di cui si sta rendendo protagonista Bersani per avvicinare tutte le forze dell'opposizione sta dando i primi risultati. Lo testimonia anche il fatto che in queste elezioni regionali le alleanze che si vanno profilando, pur se con alcune differenze e diverse articolazioni, iniziano a prefigurare una concreta alternativa di governo al centrodestra".

"Quello che si profila tra Pd e Idv è un accordo tra un partito allo sbando e un kamikaze che non ha alcun interesse a costruire un'alternativa politica al centrodestra ma punta esclusivamente sulla persecuzione giudiziaria del premier e dei suoi collaboratori". Lo afferma Arturo Iannaccone, parlamentare e segretario di Noi Sud. "Antonio Di Pietro è ossessionato da Silvio Berlusconi ma - sostiene Iannaccone - pretende, ora, di indossare l'abito del moderato, restando, nei fatti, il peggiore dei forcaioli. La cosiddetta Italia dei Valori è un partito che contraddice se stesso, essendo pronto a sostenere Vincenzo De Luca che ha diversi conti aperti con la magistratura. D'altronde -conclude l'esponente di Noisud - è ormai un fatto noto che Di Pietro predica bene e razzola male".

06 febbraio 2010

 

 

 

 

De Luca convince l'Idv, tutti in piedi dopo il suo intervento

Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno candidato del Pd alla guida della regione Campania, è arrivato, come aveva annunciato Antonio Di Pietro, al congresso di Idv in corso al Marriot Hotel a Roma. La platea dei delegati dell'Italia dei Valori ha accolto un lungo applauso il suo intervento, in cui De Luca ha detto di essere disponibile a sottoscrivere il 'codice etico' che il partito di Di Pietro gli propone in cambio del proprio sostegno. Dopo che ha finito di parlare, mentre stringeva la mano e salutava Antonio Di Pietro, i delegati gli hanno tributato una standing ovation.

L'Idv, dunque, sosterrà la candidatura di Vincenzo De Luca alla elezioni regionali in Campania. La platea dei delegati ha risposto così ad Antonio Di Pietro che aveva chiesto al congresso "una assunzione di responsabilità collettiva" sul candidato del Pd a Palazzo Santa Lucia. Scartata perciò l'ipotesi di un voto dei delegati per decidere il sostegno dell'Idv a De Luca.

Contrario resta invece Luigi de Magistris, eurodeputato dell'Idv. Non lo convince l'apertura di Antonio Di Pietro. "Di Pietro ha parlato da leader di partito, ha detto anche cose di buon senso, io non ho responsabilità di partito, sono coerente, non cambio idea", dice ai cronisti che lo interrogano a margine delle assise.

Per de Magistris "la candidatura di Callipo in Calabria è una candidatura di rottura con il sistema politico clientelare, De Luca invece è diverso da Bassolino ma non esprime discontinuità. Io personalmente sono più per la rottura con un sistema politico clientelare che ha distrutto anche il futuro dei cittadini della Campania".

A chi gli chiede se presenterà una mozione per far votare il congresso contro la candidatura di De Luca, visto che Di Pietro ha chiesto che a decidere siano i delegati, de Magistris si sottrae: "Non so se si voterà, deciderà il congresso". Del resto, ricorda l'eurodeputato, "al partito non sono ancora iscritto, mi iscriverò".

06 febbraio 2010

 

 

 

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

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6 febbraio 2010

Il leader Idv Antonio Di Pietro

"Dai nostri archivi"

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

Di Pietro rieletto presidente Idv "Mandiamoli a casa e mi ritiro"

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

IL PUNTO / All'intesa obbligata con Di Pietro, il Pd si presenta molto debole

"Basta all'opposizione solo di pancia o di piazza". Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, dal palco del congresso conferma: la linea del partito d'ora in poi sarà meno movimentista e più di alternativa di governo.

"Se vuoi fare l'opposizione che urla solo nelle piazze - sottolinea - va bene, c'è il nostro zoccolo duro che ci vota, che può essere il 2% o l'8%, dipende dal mal di pancia che c'è in quel momento". "Ma se guardiamo solo al voto di pancia che dipende dal mal di pancia di quel momento, è solo un voto di...diarrea politica".

Ma all'orizzonte, almeno per il momento, non c'è nessuna fusione con il Pd: "quella non è una prospettiva di domani. Certo, se mi domandano vuoi il Paradiso, dico ok, ma al momento siamo ancora nel Purgatorio e lavoriamo per una grossa Italia dei Valori". È necessario passare dall'opposizione all'alternativa, dice il leader Idv che precisa: "Non mi interessa che ci votino più del Pd, non mi importa, l'importante è che votino qui. Buoni o cattivi non ci sono".

Passare la mano? "Solo dopo aver portato la nave in porto", assicura Di Pietro "vale a dire dopo aver liberato il Paese da questo Governo".

Poi una stoccata a De Magistris: "non ci vogliamo collocare a sinistra o a destra, ho letto sui giornali che dovremmo strutturare la sinistra", ma "nel momento in cui siamo alternativa di governo la questione non è più questa: il nostro obiettivo non è fregare il vicino di casa, l'importante è che il condominio abbia la maggioranza".

Quella odierna è la seconda giornata di lavori per il primo congresso di Italia dei Valori. Obiettivo dell'ex pm di Mani Pulite è tenere insieme le due anime del partito, con de Magistris che propone di spostare più verso sinistra il baricentro e chiude le porte al dialogo con l'Udc, ma anche evitare scricchiolii nella rinnovata intesa con il Partito democratico.

I fedelissimi di Di Pietro, nella prima giornata delle assise, hanno detto no alla svolta a sinistra di De Magistris. In prima fila i capigruppo parlamentari Felice Belisario e Massimo Donadi. "Rispetto la sinistra", ha avvertito Belisario, "ma non vado a cercare orfani di politiche ideologiche che ricercano posti al sole". "È tempo di costruire cantieri veri, non laboratori per apprendisti stregoni", ha detto Donadi, ricordando l'esperienza negativa delle coalizioni "buone per vincere ma non per governare".

6 febbraio 2010

 

 

 

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

di Nicoletta Cottone

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5 febbraio 2010

Antonio Di Pietro

"Dai nostri archivi"

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

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Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

Di Pietro per la prima volta a congresso. Si è aperta oggi la prima assise del partito, una tre giorni organizzata al Marriott Park Hotel di Roma, preceduta nei 12 anni di vita dell'Idv solo da due assemblee dei delegati. Apre i lavori con una dichiarazione di guerra al centrodestra Felice Belisario, presidente dei senatori dipietristi: "siamo antiberlusconisti e ne siamo orgogliosi. La destra italiana é come il gas nervino, uccide le coscienze con un'informazione a pagamento". Poi Luigi De Magistris dal palco spegne sul nascere l'ipotesi di una sua candidatura contro Di Pietro. "Io approvo la mozione Di Pietro: credo che lui debba essere alla guida di un grande percorso politico. Per farlo bisogna passare da movimento politico a partito d'azione. Per farlo occorre fare una squadra. È inutile pensare ai duelli". Ma mette dei paletti chiari al campo delle alleanze, invitando a guardare a sinistra. "Con questa Udc - ha ammonito l'ex pm di Catanzaro - si può fare il laboratorio dei "cannoli", non un laboratorio politico". Poi scoppia il caso De Luca, con De Magistris che risponde: "no, non lo voterò" e Di Pietro che chiede sia il congresso a decidere se il partito sosterrà il sindaco di Salerno alle regionali campane. "Lascerò al congresso la scelta – ha detto Di Pietro - c'è bisogno di una assunzione di responsabilità collettiva". Sul fronte delle alleanze, a margine dei lavori, Di Pietro ha detto che "il giorno in cui si potrà arrivare a una fusione tra Idv e Pd sarà per me molto importante". L'Italia dei valori, ha spiegato l'ex pm, si propone come alternativa di governo e intende realizzare un asse stabile e paritario con il Pd. Quella con i democratici è una alleanza che deve essere rafforzata" perchè "Idv e Pd da soli non bastano: c'è un mondo vasto che dobbiamo riconquistare, da internet, alla piazza, alle piccole e medie imprese e al popolo del Nord".

Alle politiche si punta a risultati a 2 cifre. Cavallo di battaglia del partito dell'ex Pm di Mani pulite un'opposizione forte e senza sconti, basata sui temi della giustizia, della legalità, della trasparenza, condita da un attacco costante e senza mezze misure al premier Berlusconi. Il partito è in crescita: alle politiche 2008 ha incassato il 4,4% alla Camera, il 4,3% al Senato, per svettare a quota 8% alle europee 2009. "Alle politiche - ha detto Di Pietro - puntiamo alle due cifre". In aumento anche gli iscritti, se ne contano 100mila, con molti giovani (30%), il 37% di donne e molte adesioni in Campania, Puglia, Sicilia, Liguria e Basilicata.

A Radio 24 le insinuazioni dell'ex segretario Idv Di Domenico. Il congresso arriva dopo giornate tormentate per Di Pietro, impegnato a giustificare la foto del 1992 pubblicata dal Corriere della Sera che lo ritrae a cena accanto a Bruno Contrada, a difendersi dalle insinuazioni dell'avvocato Mario Di Domenico, ex segretario dell'Idv che si è trasformato nel grande accusatore del magistrato di Mani pulite. Questa mattina Di Domenico, intervenuto a "24 Mattino" su Radio 24, ha parlato del viaggio fatto negli Usa con Di Pietro, dell'assegno di 50 mila dollari intestato all'Italia dei valori, soldi dati "sottobanco per far eleggere un senatore in Italia". Mani pulite? "Non è stata uno strumento della Cia o dei servizi segreti – ha detto Di Domenico – è stata semplicemente un'inchiesta". A ribattere dai microfoni di Radio 24 l'eurodeputato Luigi De Magistris: "pensare a Di Pietro utilizzato da burattinai é un'offesa alla magistratura italiana". Per Di Pietro l'obiettivo di chi lo vuole screditare è quello di far passare il lodo Alfano costituzionalizzato, "lo scudo per Berlusconi"

La contrapposizione con De Magistris "è inventata". Già nelle prime battute della giornata si è sciolta l'incognita De Magistris, con tanto di ipotesi di fronda, che aveva tenuto banco nei giorni scorsi Anche se è chiaro che nel partito convivono due anime: il gruppo dei fondatori con Donadi e Formisano in testa, e quello degli innovatori, con in testa il magistrato di Why not. Due le mozioni che si contenderanno il voto dei 3.600 delegati dell'Idv. La prima, quella favorita, che ricandida Antonio Di Pietro alla presidenza, la seconda che ridisegnando un nuovo partito punta a raggiungere una minoranza del 20%, candidando Francesco Barbato alla presidenza. Per giorni si era detto che interlocutore occulto della seconda mozione fosse De Magistris. Il magistrato napoletano era stato candidato alla successione al trono Idv anche da una mobilitazione sulla rete, pur avendone preso le distanze. "La contrapposizione tra me e De Magistris é totalmente inventata", ha ripetuto più volte Di Pietro nei giorni scorsi. Intanto "la Base Idv", movimento che riunisce gruppi locali, annuncia l'appoggio a Barbato e contesta la gestione "dittatoriale e oligarchica del partito", chiedondo più trasparenza e maggiore democrazia. "Non c'è alcuna volontà di dividere il partito - dicono- ma vogliamo aiutare Di Pietro a cambiarlo".

Fra i mali dell'Idv messi in luce da Paolo Flores d'Arcais e da Micromega, la faccia sporca di una parte del partito, che a livello nazionale ha candidati "senza macchia", ma non "altrettanto a livello locale". Flores d'Arcais aveva a settembre invitato Di Pietro a fare un'operazione di totale rifondazione del partito, "sbaraccando tante zone opache" ed eliminando i minipotentati locali, non immuni da scarsa trasparenza morale e trasformismi. D'Arcais aveva anche sostenuto la candidatura di De Magistris a governatore della Campania "l'ultima spiaggia del centrosinistra in Campania", seguita da un netto no dell'ex magistrato.

Via alla raccolta di firme per il referendum per il no al nucleare. Il partito dipietrista inizia oggi la raccolta di firme per un referendum per il no al nucleare. "I quesiti sono già stati depositati presso la Corte di cassazione e hanno lo scopo di chiamare i cittadini ad assumersi responsabilità importanti che peseranno sul loro futuro e su quello dei propri figli nel XXI secolo il futuro é nelle energie rinnovabili, certamente non nell'uranio che esaurirà nel giro qualche decennio, provocando danni irreversibili per la salute e l'ambiente".

 

 

 

 

Casini boicotta il congresso Idv, Bersani in prima fila

di Emilia Patta

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5 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Il via al legittimo impedimento trova Bersani "schiacciato" tra Casini e Di Pietro

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

Berlusconi e il Pd, botta e risposta sulle tasse

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

"Il congresso si apre senza la nostra delegazione perché con il moralismo di Di Pietro non vogliamo avere nulla a che fare. Se parlasse di noi sarei costretto a ricordargli i rapporti che da magistrato ha avuto con gli imputati". Questo il saluto del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini all'Italia dei valori riunita a congresso. Da parte sua Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, ci sarà e in prima fila. Non solo, ma il giorno prima del congresso ha voluto proteggere il suo alleato bollando come "grosso polverone" il caso delle foto anni '90 che ritraggono l'allora pm Di Pietro con l'allora dirigente dei servizi segreti Bruno Contrada qualche giorno prima del suo arresto per mafia. Una fotografia nitida dello stato delle alleanze nell'opposizione.

Il giorno dopo la disfatta delle primarie pugliesi – con la vittoria del "rosso" Nichi Vendola sul candidato democratico gradito all'Udc Francesco Boccia – il primo gesto politico di Bersani è stato convocare una conferenza stampa congiunta con Di Pietro: "Da qui riparte la costruzione dell'alternativa a Berlusconi". Come a dire che dall'alleanza con l'Idv, forte del suo 7-8%, il Pd non può comunque prescindere. Questo non vuole dire che per il segretario non resti valido il traguardo di una grande alleanza di centro-sinistra che vada da Casini a Di Pietro, ma certo nelle ultime settimane questo traguardo si è un po' allontanato trasformandosi semmai in traguardo di legislatura.

Ora, con le regionali alle porte e comunque con il buon risultato di accordi con l'Udc in quattro importanti regioni (Piemonte, Liguria, Marche e Basilicata), per Bersani è vitale serrare i ranghi e rafforzare l'alleanza con Di Pietro. Sembra averlo capito anche l'ex pm, che arriva a un congresso importante per il suo partito con l'apertura sul nome fin qui osteggiato di Vincenzo De Luca in Campania ("pronti ad appoggiarlo purché si dimetta se condannato, dobbiamo pur fare qualche sacrificio per battere la destra") e con l'ipotesi di un accordo in extremis sull'industriale Filippo Callipo in Calabria.

Serrare i ranghi. Il resto, tutto il resto – dal giustizialismo dei dipietristi alle differenze tra Pd e Idv in tema di riforme, a cominciare da quella della giustizia – è rimandato a dopo le regionali. Si tratta di nodi irrisolti, sempre gli stessi, di cui si dovrà fare carico soprattutto il segretario del Pd. Ma anche Di Pietro, se vorrà uscire dalla pur consistente nicchia di anti-belusconismo e farsi leader di un partito a vocazione governativa.

5 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

Grande visibilità e crescenti contraddizioni: Di Pietro al bivio

04 febbraio 2010

Tutto secondo le previsioni. Compresa la "bagarre" finale in aula, con l'Italia dei Valori che esibisce cartelli irridenti e riceve le contumelie della maggioranza. La Camera ha approvato il "legittimo impedimento" dividendosi secondo linee già note alla vigilia, inclusa l'astensione dei centristi. La diretta televisiva ha fatto il resto, trasformando la seduta in un'occasione elettorale piuttosto ghiotta, propizia soprattutto per il centrosinistra. Bersani l'ha subito colta con un discorso franco e diretto, animato dal preciso intento di farsi intendere dagli elettori con un messaggio inequivocabile, benchè irrealistico: "Berlusconi si faccia processare". Del resto, l'esito del voto era scontato. Il problema del Pd era piuttosto quello di non lasciare tutto il palcoscenico a Di Pietro sul terreno (l'immunità del premier) più adatto alle scorrerie del capo dell'IdV.

Qui però si assiste a una curiosa contraddizione. Proprio nei giorni in cui le vicende parlamentari, dal "processo breve" al "legittimo impedimento", gonfiano le vele del vascello dipietresco (accreditato del 7 per cento nel sondaggio Ipsos-24 Ore), ecco che il personaggio sembra perdere colpi. La fotografia del dicembre '92 pubblicata dal Corriere della Sera può essere tutto: da un'innocua cena natalizia, come sostiene lo stesso Di Pietro, all'indizio di strane collusioni mai chiarite. In sostanza, però, si ha l'impressione che mai come oggi l'ex magistrato sia sottoposto a una pressione suscettibile di logorarne l'immagine pubblica. Come ha scritto Peppino Caldarola sul Riformista, il patrimonio elettorale dell'IdV è diventato via via troppo importante "per lasciarlo nelle mani di un uomo dal passato pieno di ombre e così incapace di trasformare la sua creatura in una formazione spendibile sul mercato della politica alta".

Se così è, prepariamoci ad assistere ad altri colpi di scena. L'idea che Di Pietro sia colpito utilizzando le zone oscure del suo passato è suggestiva: evoca le congiure e i pugnali. Ma al momento non è sostenuta da prove convincenti. Eppure mai come oggi Di Pietro sembra fragile e nervoso. Lo dimostra l'incidente di ieri sera con il Tg1, dovuto a uno scatto di nervi incomprensibile in un uomo politico che sa essere freddo.

D'altra parte, l'Italia dei Valori è di fronte a un bivio. La lotta frontale al berlusconismo ha dato tutto quello che poteva dare. Difficile immaginare che il partito riesca ad andare oltre la soglia del 7-8 per cento: molto ma non abbastanza per modificare il destino del paese. Semmai contribuisce all'immobilismo e vincola il centrosinistra. Cambiare strada, tuttavia, è difficile. Richiede parecchia fantasia e una duttilità di cui forse Di Pietro non è dotato. Ecco perchè il "polverone" lamentato da Bersani potrebbe essere qualcosa di più di una tempesta in un bicchier d'acqua: magari il segnale che qualcosa si sta incrinando nell'avventura politica di un leader comunque anomalo, il cui profilo è unico nelle democrazie occidentali.

Il fatto che il segretario del Pd, suo maggiore alleato, lo difenda, sia pure con una dichiarazione un po' di maniera, è del tutto logico. Manca poco alle regionali e si tratta di tener il quadro sotto controllo. Ma non c'è da dubitare che nel Partito Democratico siano molto attenti a quello che potrà accadere nei prossimi mesi all'interno dell'Italia dei Valori. Sarà un crocevia decisivo per capire dove va la politica italiana.

Caso Di Pietro-Contrada a Radio24: "Foto da uno dei commensali"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2010-02-08

 

 

 

 

 

2010-02-06

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

6 febbraio 2010

Il leader del Pd Bersani e quello dell'Idv Di Pietro (Ansa)

"Dai nostri archivi"

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

Casini boicotta il congresso Idv, Bersani in prima fila

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

IL PUNTO / All'intesa obbligata con Di Pietro, il Pd si presenta molto debole

Nel primo congresso della storia dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro abbandona la linea movimentista, pronto a far diventare il suo un partito di alternativa di governo. E per farlo non ha timori di dire basta all'opposizione "solo di pancia o di piazza". È un pasto indigesto per lo zoccolo duro che lo vota e Di Pietro lo sa, ma l'urgenza dell'ex pm è tirarsi fuori dalla politica gridata interpretata in questi anni. Mettere il patrimonio dell'Italia dei Valori al servizio di un'alternativa di governo non è un passaggio semplice, ma "non possiamo rimanere settari", avverte. L'Idv non può più essere l'opposizione che era nel 2001, dice Di Pietro, perché se per fare opposizione basta la rete, per essere alternativi al centrodestra ci vuole un partito. Perciò l'obiettivo "non è fregare il vicino di casa, l'importante è che il condominio abbia la maggioranza".

È quello su cui contava Pier Luigi Bersani, che subito dopo l'intervento di Di Pietro sale sul palco per un lungo abbraccio. Nemmeno il Pd può prescindere dall'allenza con l'Idv.

"È importante dire alternativa" piuttosto che opposizione e "mi fa piacere che l'Idv abbia fatto un ulteriore passo verso questa direzione", dice il segretario Pd. "Ne ricavo - aggiunge - un incoraggiamento a continuare la strategia di accorciamento delle distanze nell'opposizione. Voglio lavorarci". Soddisfatto anche Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori democratici: "Fermo restando l'approccio diverso tra noi e il partito di Di Pietro su alcune questioni, registriamo che il lavoro di cui si sta rendendo protagonista Bersani per avvicinare tutte le forze dell'opposizione sta dando i primi risultati".

È impensierito per il Pd, invece Pier Ferdinando Casini: "Una mia valutazione sulla ritrovata armonia tra Idv e Pd? Preoccupata per il Pd, molto preoccupata" dice il leader Udc ai cronisti.

 

 

 

 

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

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6 febbraio 2010

Il leader Idv Antonio Di Pietro

"Dai nostri archivi"

L'abbraccio tra Di Pietro e Bersani impensierisce Casini

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

IL PUNTO / All'intesa obbligata con Di Pietro, il Pd si presenta molto debole

L'Italia dei valori correrà con il proprio simbolo, alleata del Pd

"Basta all'opposizione solo di pancia o di piazza". Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, dal palco del congresso conferma: la linea del partito d'ora in poi sarà meno movimentista e più di alternativa di governo.

"Se vuoi fare l'opposizione che urla solo nelle piazze - sottolinea - va bene, c'è il nostro zoccolo duro che ci vota, che può essere il 2% o l'8%, dipende dal mal di pancia che c'è in quel momento". "Ma se guardiamo solo al voto di pancia che dipende dal mal di pancia di quel momento, è solo un voto di...diarrea politica".

Ma all'orizzonte, almeno per il momento, non c'è nessuna fusione con il Pd: "quella non è una prospettiva di domani. Certo, se mi domandano vuoi il Paradiso, dico ok, ma al momento siamo ancora nel Purgatorio e lavoriamo per una grossa Italia dei Valori". È necessario passare dall'opposizione all'alternativa, dice il leader Idv che precisa: "Non mi interessa che ci votino più del Pd, non mi importa, l'importante è che votino qui. Buoni o cattivi non ci sono".

Passare la mano? "Solo dopo aver portato la nave in porto", assicura Di Pietro "vale a dire dopo aver liberato il Paese da questo Governo".

Poi una stoccata a De Magistris: "non ci vogliamo collocare a sinistra o a destra, ho letto sui giornali che dovremmo strutturare la sinistra", ma "nel momento in cui siamo alternativa di governo la questione non è più questa: il nostro obiettivo non è fregare il vicino di casa, l'importante è che il condominio abbia la maggioranza".

Quella odierna è la seconda giornata di lavori per il primo congresso di Italia dei Valori. Obiettivo dell'ex pm di Mani Pulite è tenere insieme le due anime del partito, con de Magistris che propone di spostare più verso sinistra il baricentro e chiude le porte al dialogo con l'Udc, ma anche evitare scricchiolii nella rinnovata intesa con il Partito democratico.

I fedelissimi di Di Pietro, nella prima giornata delle assise, hanno detto no alla svolta a sinistra di De Magistris. In prima fila i capigruppo parlamentari Felice Belisario e Massimo Donadi. "Rispetto la sinistra", ha avvertito Belisario, "ma non vado a cercare orfani di politiche ideologiche che ricercano posti al sole". "È tempo di costruire cantieri veri, non laboratori per apprendisti stregoni", ha detto Donadi, ricordando l'esperienza negativa delle coalizioni "buone per vincere ma non per governare".

6 febbraio 2010

 

 

 

Il carisma del leader basta per vincere, non per dare un futuro all'Idv

di STEFANO FOLLI

06 febbraio 2010

Per essere un neofita della politica bisogna ammettere che Luigi De Magistris ne ha imparato in fretta il linguaggio, i riti e anche i tempi. Il discorso con cui ieri il giovane ex magistrato ha evitato di contrapporsi ad Antonio Di Pietro, ma al tempo stesso si è proposto come suo successore, era ben costruito e non privo di astuzie. L'attempato eroe di Mani Pulite è stato consegnato alla sua dimensione di padre del partito e sommerso di omaggi a doppio taglio ("un mito, un simbolo"), mentre alla platea l'oratore ricordava di avere "vent'anni meno di lui, per mia fortuna e sua sfortuna".

Il punto è che De Magistris si è fatto interprete di un progetto alquanto diverso da quello del fondatore, tutto centrato, in sostanza, sul culto della personalità. L'idea di fare dell'Italia dei valori il "partito della Costituzione" è abile e si sente l'impronta del gruppo di "Micromega" che sostiene l'europarlamentare. Allo stesso modo è in parte innovativo il disegno di riaggregare la sinistra variamente dispersa e di offrirle un tetto. L'opposizione intransigente a Berlusconi rimane tale e quale e forse persino s'inasprisce. Ma nelle parole di De Magistris c'è per la prima volta il tentativo di guardare oltre l'eterna ossessione. Viene infatti attribuita a non meglio precisati "poteri forti" la volontà di "preparare il dopo-Berlusconi": operazione alla quale occorre contrapporre una nuova opposizione, meglio strutturata e con orizzonti più ampi.

Il sottinteso è evidente: Di Pietro è il pioniere, il reduce di mille battaglie davanti al quale ci si inchina, ma l'Italia dei valori non può essere all'infinito una trattoria a conduzione familiare. C'è da creare una classe dirigente laddove – sembra di capire – esiste soltanto la corte personale del capo. E si deve provare a navigare in mare aperto, tessendo un filo politico con maggiore credibilità.

Vale la pena, allora, di osservare con attenzione quello che accade nell'Italia dei valori riunita a congresso. Si tratta di una formazione che raccoglie fra il 4,4% (politiche del 2008) e l'8% (europee dell'anno scorso): alle regionali potrebbe toccare la soglia del 7 per cento. È abbastanza per condizionare tutto il dibattito nel centrosinistra, da Veltroni a Bersani. Di Pietro possiede la "golden share" di un blocco che pesa nel complesso circa il 40 per cento. Senza o contro di lui è impossibile elaborare strategie o anche solo immaginare nuove alleanze sul piano nazionale: a cominciare da quella fra il Pd e i centristi di Casini, un'idea che rischia di logorarsi prima ancora di prendere forma.

Si capisce in altre parole che Di Pietro ha saputo costruire negli anni un soggetto politico ragguardevole. Al tempo stesso lo ha reso sterile e un po' narcisista. L'Italia dei valori s'identifica con il suo leader e quest'ultimo alimenta da anni il proprio mito giacobino. Ma quel 7 per cento si va trasformando in una testimonianza permanente di tipo morale o moralistico, priva di altro costrutto se non quello di acuire la crisi del Pd. Cristallizzandone la condizione di minoranza. Questo spiega perché l'immagine di Di Pietro ha cominciato da qualche tempo ad appannarsi. Non dipende dai complotti contro di lui, ma dal vicolo cieco in cui il leader si è infilato a quasi vent'anni dall'inizio di Mani Pulite. S'intende, tutto questo non gli impedirà oggi di riaffermare il suo carisma e di ottenere uno scontato plebiscito. Ma sarebbe una sorpresa se Di Pietro mettesse sul tavolo qualche novità o una prospettiva originale. Aspettiamoci cose già viste e già sentite.

6 febbraio 2010

 

 

 

Congresso Idv, De Magistris: "Sto con Di Pietro"

di Nicoletta Cottone

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5 febbraio 2010

Antonio Di Pietro

"Dai nostri archivi"

Congresso Idv, Di Pietro: "Stop a opposizione solo di piazza"

IL PUNTO / All'intesa obbligata con Di Pietro, il Pd si presenta molto debole

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

IL PUNTO DI STEFANO FOLLIIl carisma del leader basta per vincere, non per dare un futuro all'Idv

Di Pietro: "Sfiducia a Bassolino e Iervolino"

Di Pietro per la prima volta a congresso. Si è aperta oggi la prima assise del partito, una tre giorni organizzata al Marriott Park Hotel di Roma, preceduta nei 12 anni di vita dell'Idv solo da due assemblee dei delegati. Apre i lavori con una dichiarazione di guerra al centrodestra Felice Belisario, presidente dei senatori dipietristi: "siamo antiberlusconisti e ne siamo orgogliosi. La destra italiana é come il gas nervino, uccide le coscienze con un'informazione a pagamento". Poi Luigi De Magistris dal palco spegne sul nascere l'ipotesi di una sua candidatura contro Di Pietro. "Io approvo la mozione Di Pietro: credo che lui debba essere alla guida di un grande percorso politico. Per farlo bisogna passare da movimento politico a partito d'azione. Per farlo occorre fare una squadra. È inutile pensare ai duelli". Ma mette dei paletti chiari al campo delle alleanze, invitando a guardare a sinistra. "Con questa Udc - ha ammonito l'ex pm di Catanzaro - si può fare il laboratorio dei "cannoli", non un laboratorio politico". Poi scoppia il caso De Luca, con De Magistris che risponde: "no, non lo voterò" e Di Pietro che chiede sia il congresso a decidere se il partito sosterrà il sindaco di Salerno alle regionali campane. "Lascerò al congresso la scelta – ha detto Di Pietro - c'è bisogno di una assunzione di responsabilità collettiva". Sul fronte delle alleanze, a margine dei lavori, Di Pietro ha detto che "il giorno in cui si potrà arrivare a una fusione tra Idv e Pd sarà per me molto importante". L'Italia dei valori, ha spiegato l'ex pm, si propone come alternativa di governo e intende realizzare un asse stabile e paritario con il Pd. Quella con i democratici è una alleanza che deve essere rafforzata" perchè "Idv e Pd da soli non bastano: c'è un mondo vasto che dobbiamo riconquistare, da internet, alla piazza, alle piccole e medie imprese e al popolo del Nord".

Alle politiche si punta a risultati a 2 cifre. Cavallo di battaglia del partito dell'ex Pm di Mani pulite un'opposizione forte e senza sconti, basata sui temi della giustizia, della legalità, della trasparenza, condita da un attacco costante e senza mezze misure al premier Berlusconi. Il partito è in crescita: alle politiche 2008 ha incassato il 4,4% alla Camera, il 4,3% al Senato, per svettare a quota 8% alle europee 2009. "Alle politiche - ha detto Di Pietro - puntiamo alle due cifre". In aumento anche gli iscritti, se ne contano 100mila, con molti giovani (30%), il 37% di donne e molte adesioni in Campania, Puglia, Sicilia, Liguria e Basilicata.

A Radio 24 le insinuazioni dell'ex segretario Idv Di Domenico. Il congresso arriva dopo giornate tormentate per Di Pietro, impegnato a giustificare la foto del 1992 pubblicata dal Corriere della Sera che lo ritrae a cena accanto a Bruno Contrada, a difendersi dalle insinuazioni dell'avvocato Mario Di Domenico, ex segretario dell'Idv che si è trasformato nel grande accusatore del magistrato di Mani pulite. Questa mattina Di Domenico, intervenuto a "24 Mattino" su Radio 24, ha parlato del viaggio fatto negli Usa con Di Pietro, dell'assegno di 50 mila dollari intestato all'Italia dei valori, soldi dati "sottobanco per far eleggere un senatore in Italia". Mani pulite? "Non è stata uno strumento della Cia o dei servizi segreti – ha detto Di Domenico – è stata semplicemente un'inchiesta". A ribattere dai microfoni di Radio 24 l'eurodeputato Luigi De Magistris: "pensare a Di Pietro utilizzato da burattinai é un'offesa alla magistratura italiana". Per Di Pietro l'obiettivo di chi lo vuole screditare è quello di far passare il lodo Alfano costituzionalizzato, "lo scudo per Berlusconi"

La contrapposizione con De Magistris "è inventata". Già nelle prime battute della giornata si è sciolta l'incognita De Magistris, con tanto di ipotesi di fronda, che aveva tenuto banco nei giorni scorsi Anche se è chiaro che nel partito convivono due anime: il gruppo dei fondatori con Donadi e Formisano in testa, e quello degli innovatori, con in testa il magistrato di Why not. Due le mozioni che si contenderanno il voto dei 3.600 delegati dell'Idv. La prima, quella favorita, che ricandida Antonio Di Pietro alla presidenza, la seconda che ridisegnando un nuovo partito punta a raggiungere una minoranza del 20%, candidando Francesco Barbato alla presidenza. Per giorni si era detto che interlocutore occulto della seconda mozione fosse De Magistris. Il magistrato napoletano era stato candidato alla successione al trono Idv anche da una mobilitazione sulla rete, pur avendone preso le distanze. "La contrapposizione tra me e De Magistris é totalmente inventata", ha ripetuto più volte Di Pietro nei giorni scorsi. Intanto "la Base Idv", movimento che riunisce gruppi locali, annuncia l'appoggio a Barbato e contesta la gestione "dittatoriale e oligarchica del partito", chiedondo più trasparenza e maggiore democrazia. "Non c'è alcuna volontà di dividere il partito - dicono- ma vogliamo aiutare Di Pietro a cambiarlo".

Più trasparenza a livello locale

Fra i mali dell'Idv messi in luce da Paolo Flores d'Arcais e da Micromega, la faccia sporca di una parte del partito, che a livello nazionale ha candidati "senza macchia", ma non "altrettanto a livello locale". Flores d'Arcais aveva a settembre invitato Di Pietro a fare un'operazione di totale rifondazione del partito, "sbaraccando tante zone opache" ed eliminando i minipotentati locali, non immuni da scarsa trasparenza morale e trasformismi. D'Arcais aveva anche sostenuto la candidatura di De Magistris a governatore della Campania "l'ultima spiaggia del centrosinistra in Campania", seguita da un netto no dell'ex magistrato.

Via alla raccolta di firme per il referendum per il no al nucleare. Il partito dipietrista inizia oggi la raccolta di firme per un referendum per il no al nucleare. "I quesiti sono già stati depositati presso la Corte di cassazione e hanno lo scopo di chiamare i cittadini ad assumersi responsabilità importanti che peseranno sul loro futuro e su quello dei propri figli nel XXI secolo il futuro é nelle energie rinnovabili, certamente non nell'uranio che esaurirà nel giro qualche decennio, provocando danni irreversibili per la salute e l'ambiente".

 

 

 

Casini boicotta il congresso Idv, Bersani in prima fila

di Emilia Patta

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5 febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

Il via al legittimo impedimento trova Bersani "schiacciato" tra Casini e Di Pietro

Eluana, le posizioni dei partiti. Veltroni: "No deciso"

IL PUNTO / Cambiano le diagnosi, ma il Pd non è mai stato così a rischio

Veltroni riparte da Pmi e salari bassi

Pd nella bufera: Bersani riparte da Di Pietro, D'Alema trasloca al Copasir

"Il congresso si apre senza la nostra delegazione perché con il moralismo di Di Pietro non vogliamo avere nulla a che fare. Se parlasse di noi sarei costretto a ricordargli i rapporti che da magistrato ha avuto con gli imputati". Questo il saluto del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini all'Italia dei valori riunita a congresso. Da parte sua Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, ci sarà e in prima fila. Non solo, ma il giorno prima del congresso ha voluto proteggere il suo alleato bollando come "grosso polverone" il caso delle foto anni '90 che ritraggono l'allora pm Di Pietro con l'allora dirigente dei servizi segreti Bruno Contrada qualche giorno prima del suo arresto per mafia. Una fotografia nitida dello stato delle alleanze nell'opposizione.

Il giorno dopo la disfatta delle primarie pugliesi – con la vittoria del "rosso" Nichi Vendola sul candidato democratico gradito all'Udc Francesco Boccia – il primo gesto politico di Bersani è stato convocare una conferenza stampa congiunta con Di Pietro: "Da qui riparte la costruzione dell'alternativa a Berlusconi". Come a dire che dall'alleanza con l'Idv, forte del suo 7-8%, il Pd non può comunque prescindere. Questo non vuole dire che per il segretario non resti valido il traguardo di una grande alleanza di centro-sinistra che vada da Casini a Di Pietro, ma certo nelle ultime settimane questo traguardo si è un po' allontanato trasformandosi semmai in traguardo di legislatura.

Ora, con le regionali alle porte e comunque con il buon risultato di accordi con l'Udc in quattro importanti regioni (Piemonte, Liguria, Marche e Basilicata), per Bersani è vitale serrare i ranghi e rafforzare l'alleanza con Di Pietro. Sembra averlo capito anche l'ex pm, che arriva a un congresso importante per il suo partito con l'apertura sul nome fin qui osteggiato di Vincenzo De Luca in Campania ("pronti ad appoggiarlo purché si dimetta se condannato, dobbiamo pur fare qualche sacrificio per battere la destra") e con l'ipotesi di un accordo in extremis sull'industriale Filippo Callipo in Calabria.

Serrare i ranghi. Il resto, tutto il resto – dal giustizialismo dei dipietristi alle differenze tra Pd e Idv in tema di riforme, a cominciare da quella della giustizia – è rimandato a dopo le regionali. Si tratta di nodi irrisolti, sempre gli stessi, di cui si dovrà fare carico soprattutto il segretario del Pd. Ma anche Di Pietro, se vorrà uscire dalla pur consistente nicchia di anti-belusconismo e farsi leader di un partito a vocazione governativa.

5 febbraio 2010

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